Coronavirus Covid19 aggiornamenti: il nostro approfondimento
La situazione del Paese è sotto la morsa del Coronavirus Covid19 ed imbrigliata, ancor di più, in decreti, ordinanze e regolamenti spesso e volentieri contrastanti tra di loro. Il caos regna sovrano. Le imprese sono allo stremo, i consulenti e i professionisti lottano ogni giorno per interpretare e cercare di capire come e quando si potrà agire a supporto dei loro clienti. Le imprese, piegate dal coronavirus, lo sono ancor di più in quanto l’incertezza attuativa delle norme è dilatata nel tempo. I tempi di risposta della politica sono lenti, troppo riflessivi e troppo soggiogati a logiche di interesse e personalismi.
Il Governo emette più decreti di quanto siano necessari ed urgenti i posti nelle terapie intensive. La gente muore, le imprese sono in agonia e la politica attende e aspetta, quasi fosse un miracolo, il famigerato “picco” dell’epidemia.
Le Regioni sono chiamate a fronteggiare in prima linea una situazione di emergenza mai affrontata prima. Lo sforzo e l’impegno profuso dalle Regioni è encomiabile. Le Regioni sono chiamate a sopperire a tutte le esigenze di un Governo asservito alla necessità di voler fare bene per non scontentare qualcuno. Le Regioni assurgono a se poteri senza precedenza che, seppur consentiti a livello normativo, di fatto fanno capire quanto la difficoltà non sia stata ancora percepita dal Governo.
Le Regioni fanno sperimentare in prima linea farmaci, terapie, clinical test, fanno produrre materiale sanitario, costruiscono ospedali, emettono ordinanze restrittive di circolazione alle persone e di libero scambio alle imprese, chiamate ad affrontare in prima linea l’emergenza e l’attuazione della stessa. Il tutto senza alcun supporto del Governo che stanzia fondi per Alitalia mentre le Regioni fanno le “collette” raccogliendo dalla società civile le risorse economiche necessarie. Imbarazzante!
Ed è a dir poco sconcertante la risposta alle richiesta di invio nelle regioni dei militari, alle quali è stato risposto con l’invio di 114 militari per l’Intera Regione Lombardia che equivale ad una piena negazione di intervento nella Regione più colpita d’Italia.
E’ stata auspicata a parole l’unità, collaborazione e coordinamento. Di fatto ognuno sta andando per la propria strada.
Alle opposizioni viene negata la possibilità di emendare, di discutere in aula i provvedimenti, apportare correttivi provenienti dalle parti sociali coinvolte, proprio da chi veniva invocata collaborazione.
Viviamo ogni giorno il bollettino della Protezione Civile come il resoconto di guerra dove si contano i feriti e i morti, a cui seguono decreti e “de-cretini” che devono poi essere pubblicati e resi attuativi dalle varie circolari degli Enti coinvolti (INPS, AGENZIA ENTRATE) per la loro esecuzione e l’applicabilità dai professionisti per i loro clienti imprese coinvolti.
Stiamo ancora aspettando il picco che non arriva o tarda ad arrivare, forse non capendo che di picco non c’è ne sarà uno ma tanti concomitanti o dilatati nel tempo a seguito dei ritardi dei relativi provvedimenti che avrebbero dovuto correggere e contenere l’epidemia.
Mentre il virus avanza, le scadenze fiscali senza tregua sono libere di proseguire, i versamenti delle aziende pure, in un iter burocratico pazzesco.